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Recensione sui diffusori acustici isodinamici Magneplanar MMG Maggie
Tutti invidiosi di Maggie...
(recensione sulle Magneplanar MMG scritta tempo fa dal nostro Professor Dimmelo e pubblicata a suo tempo su ciao.it)
• INTRODUZIONE
Quando nel lontano 1969 Jim Winey, un tecnico della 3M da tempo convinto che doveva pur esserci un modo per sostituire l'oramai antiquato altoparlante magnetodinamico, costruì il suo primo diffusore isodinamico Magneplanar, di certo non avrebbe mai immaginato che in circa 36 anni ne avrebbe costruite altre 200.000 coppie!
• MA CHI E' MAGGIE?
Maggie, anzi le piccole Maggies, altri non sono che una coppia di diffusori acustici Magneplanar MMG, le figlie più piccole di casa Magnepan.
Così le chiamano affettuosamente gli americani, dato che la Magnepan ha sede nel Minnesota.
Sì, per loro sono le piccole Maggies, e quando ne parlano non riescono a nascondere un po' di tenerezza e tanto orgoglio. Beh, in effetti non hanno tutti i torti… chi non sarebbe orgoglioso di un marchio che ha inventato la Vera Musica Riprodotta?
• MA DI COSA STIAMO PARLANDO?
Sfortunatamente non tutti purtroppo sanno che per la riproduzione della musica, oltre alle "casse", esistono anche i diffusori isodinamici.
In questa sede tralasceremo altri tipi di dispositivi atti alla trasduzione acustica e ci soffermeremo esclusivamente ad analizzare gli altoparlanti magnetodinamici (in pratica i componenti principali delle famose "casse") e gli altoparlanti isodinamici, oggetto di questa opinione.
L'altoparlante magnetodinamico, ideato circa un secolo fa, è sostanzialmente rappresentato da una bobina solidale ad una membrana.
Tale bobina è immersa in un campo magnetico e viene attraversata dalla corrente modulata dal segnale, di conseguenza essa si muoverà in avanti e indietro entro il campo magnetico seguendo le variazioni stesse del segnale applicato.
Il compito di tradurre dette variazioni diffondendole nel circostante carico d'aria è affidato alla membrana che quindi vibra in modo solidale con la bobina.
Nonostante questa elementare macchina rappresentasse nei primi decenni del 1900 una vera e propria rivoluzione nell'ambito della riproduzione sonora, essa non era però priva di difetti.
A fronte di una maggiore facilità costruttiva e di maggiori rendimenti rispetto ai dispositivi preesistenti, essa però era afflitta da gravi distorsioni, da rotazioni di fase e da tanti altri innumerevoli problemi tutti legati alla sua natura elettromeccanica.
A tentare di risolvere gran parte di questi problemi, innumerevoli ricercatori si sono avvicendati nei più disparati tentativi come, ad esmpio, aumentando allo spasimo la linearità della bobina, irrigidendo o alleggerendo la membrana utilizzando i più astrusi ed impensabili materiali, creando magneti impieganti costosissimi e rarissimi minerali.
Nonostante gli affannosi tentativi volti al perfezionamento di questo vecchio quanto assurdamente immortale trasduttore, stranamente nessuno in circa 80 anni ha mai pensato di stravolgere radicalmente il concetto dell'altoparlante, magari sforzandosi di concepire qualcosa di strutturalmente diverso ma molto più funzionale.
Le cause?
Beh, a parte i non indifferenti problemi di carattere economico (migliaia di industrie nel mondo hanno fatto e fanno ancora la loro fortuna costruendo "casse" più o meno costose) forse il solo pensiero di dover abbandonare un così vasto patrimonio in termini di cultura e ricerca rappresenta già un naturale deterrente.
Fino al 1969.
Già! Allora Jim Winey, forte di tutti gli sforzi fatti in precedenza dagli altri e visto che ulteriori sforzi non avrebbero mai e poi mai trasformato il vecchio altoparlante nel tanto agognato "trasduttore ideale", ideò il suo altoparlante isodinamico.
Che elettricamente non si discostava molto dal magnetodinamico.
Era la sua concezione meccanica, il suo innovativo modo di rendere all'aria gli impulsi elettrici ricevuti che lo rendevano veramente sensazionale.
• DIFFERENZE TRA UN MAGNETODINAMICO ED UN ISODINAMICO
Abbiamo già visto che nel trasduttore magnetodinamico è una bobina ad essere attraversata dagli impulsi elettrici generati dall'amplificatore.
Chi mastica un minimo di elettrotecnica sa già cosa rappresenta una bobina al passaggio della corrente, per chi non lo sapesse mi limiterò a riassumerne i lati più interessanti.
Una bobina è vista dal generatore di corrente (in questo caso l'amplificatore) come una cella RLC, ovvero una combinazione di resistenza, induttanza e capacità.
Il massimo dell'aspirazione per un povero amplificatore sarebbe quella di "vedere" alla sua uscita un carico puramente resistivo, e invece…
E invece ciò che il poveretto vede è prima di tutto un'induttanza (un'induttanza altro non è che una resistenza, in questo caso una reattanza, di valore variabile al variare della frequenza del generatore), ma vede anche un condensatore (formato, oltre che dalla onnipresente capacità dei cavi di collegamento, anche dalle spire adiacenti della bobina).Ed è qui che l'amplificatore entra in crisi: anziché elargire al suo altoparlante la sua buona musica e rilassarsi… si mette a correre, a seguire i suoi capricci.
Una viola vibra costantemente a 1000 Hz? Nessun problema…. ma apparentemente…. perché ad un tratto lo stridio del violino fa repentinamente innalzare la reattanza del carico con conseguente abbassamento della corrente d'uscita….
E qui il caos, un continuo rincorrersi, controreazione con il fiatone, un'esasperata altalenanza di incrementi e decrementi di carico, di inverso comportamento della corrente….
E qui non è raro "vedere" un aristocratico Steinway passeggiare a destra e a manca nella nostra stanza d'ascolto.
Leggendo queste righe siete stati pervasi da una strana sensazione d'ansia e d'affaticamento?
Beh, a pensarci bene non è che ascoltando le nostre amate "casse" le sensazioni provate siano molto diverse…
Invece nel trasduttore di Winey gli impulsi elettrici, anziché percorrere una bobina, percorrono un filo elettrico (generalmente in allluminio per meglio dissipare il calore eventualmente generato) incollato e disteso sopra un grande foglio di materiale insensibile alle escursioni termiche ed elettricamente neutro ad evitare la circolazione di correnti parassite (generalmente mylar). Quindi tale filo (e quindi tutto il pannello ad esso solidale), trovandosi in posizione statica, ovvero in assenza di segnale, bilanciato nel campo magnetico creato dai piccoli magneti disposti lungo il suo percorso, quando verrà eccitato dalla corrente, provocherà la vibrazione dell'intero pannello con un andamento perfettamente lineare e quindi privo di distorsioni.
Perfettamente lineare e privo di distorsioni?
Già, perché non abbiamo ancora parlato di uno dei problemi più gravi che affligge il "famoso" altoparlante magnetodinamico: il corto circuito acustico.
Avete mai provato a collegare un altoparlante direttamente all'uscita di un amplificatore?
Il "direttamente" sta ad indicare il collegamento di un comune altoparlante in aria libera, quindi privo di qualsivoglia contenitore, privo della famosa "cassa".
Cosa avete notato?
Nessuna frequenza bassa riprodotta, vero? Medi impastati, vero?
Ma perché? Ma non sarà mica la "cassa" che ci fa sentire l'intera gamma acustica?
Seppure in forma alquanto sintetica, cerchiamo di capirci qualcosa.
Sappiamo tutti che la membrana, sia essa piccola o enorme, in cartone o del materiale più "spaziale" che esista, quando vibra non fa altro che creare degli spostamenti o delle depressioni nel carico d'aria antistante.
Inevitabilmente questi "movimenti" andranno ad influenzare posteriormente la stessa membrana che li ha prodotti e di conseguenza ogni compressione in avanti sarà vanificata da una corrispondente depressione e viceversa ogni depressione da una compressione.
Come è facile immaginare, le conseguenze più evidenti di tali indesiderati effetti saranno una forte attenuazione del segnale riprodotto (specialmente alle frequenze più basse), la quasi totale perdita di dinamica (ovvero la capacità del trasduttore di interpretare nel modo più "elastico" possibile le veloci escursioni relative ai pianissimi ed ai fortissimi), perdita di definizione legata appunto ai segnali spuri che tra ritardi temporali e di fase si andranno a sommare al segnale principale.
Cosa è stato fatto per cercare di ridurre al massimo tali difetti?
Diciamo che agli albori della riproduzione musicale il problema non era molto sentito anche perché la qualità delle registrazioni del tempo non era sufficiente a far emergere eventuali perdite di qualità, qualità che appunto era ridotta ai minimi termini, in secondo luogo perché gli altoparlanti venivano generalmente montati dentro gli stessi dispositivi di riproduzione (radio, grammofoni, ecc.) i cui mobili, in genere di legno, creavano un certo isolamento tra l'onda sonora anteriore e la zona posteriore dell'altoparlante.
Qualche decennio dopo fu l'americana Acoustic Reserach (ricordate le famosissime AR?) ad inventare la sospensione acustica, a mio parere (ma anche di molti altri) il più congeniale e perfetto sistema per far "suonare" al meglio un altoparlante magnetodinamico.
Seppur strutturalmente alquanto elementare, il principio era quello di racchiudere l'altoparlante in una cassa totalmente ermetica ad evitare al massimo il corto circuito acustico.
A condizione di utilizzare eccezionali altoparlanti concepiti allo scopo (alto indice di smorzamento e bassa frequenza di risonanza), il suono ottenuto era il massimo per dinamica e realismo delle basse frequenze riprodotte.
Vorrei soffermarmi un attimo sulla parola "realismo" mentre parlo di un altro sistema che ha preso il sopravvento sulla costosa sospensione pneumatica, sistema in assoluto il più utilizzato dai costruttori di "casse": il bass-reflex.
Dopo i tanti anni passati nei vari tentativi di eliminare definitivamente l'onda acustica posteriore, paradossalmente il bass-reflex basa il suo principio nel suo sfruttamento, cerca di metterla in fase e facendola passare per uno o più condotti accordati, la spara in avanti rinforzando così l'emissione anteriore della membrana.
Gli effetti?
Facilmente immaginabili: basse frequenze irreali, enfasi alla frequenza d'accordo, rimbombi a non finire e, principalmente a causa degli sfasamenti, tanta, tantissima distorsione!
Ma allora perché quasi tutte le "casse" in commercio sono bass-reflex?
Innanzitutto, proprio a causa del rinforzo alle basse frequenze, diminuiscono le cubature e quindi diminuiscono anche i costi; c'è da considerare inoltre che l'eccezionale altoparlante indispensabile in un perfetto sistema a sospensione, qui diventa assolutamente superfluo.
Da aggiungere, secondo il mio punto di vista, un altro determinante fattore rappresentato dall'educazione all'ascolto dei nostri giorni.
Oggi infatti diventa sempre più difficile conoscere il suono originale degli strumenti musicali, a meno di non essere un assiduo frequentatore di teatro, il "disegno" del suono di uno strumento musicale o della voce di una cantante si delinea in modo sempre più artificioso nel nostro cervello. Le nuove generazioni si abituano di conseguenza ad ascoltare la musica proveniente dalle gigantesche "casse" di un concerto, illudendosi quindi che è quello l'ideale di suono da raggiungere nel caso si volesse installare a casa un eccellente dispositivo per la riproduzione musicale.
Teoria dissacratoria la mia?
Perché allora la frase d'obbligo usata dal giovane audiofilo nel presentare il suo nuovo complesso hi-fi è: "Ma hai sentito che bassi?"
Perché allora gli assidui frequentatori di teatro, di musica pura, di musica dal vivo, di musica mai amplificata, scelgono per il loro impianto diffusori a sospensione pneumatica, o dipoli monovia, o ancora meglio elettrostatici o isodinamici?
Stiamo parlando di diffusori che purtroppo, a detta della maggior parte dei sedicenti "audiofili", non riescono a riprodurre la gamma più bassa delle frequenze audio.
Il pannello isodinamico concettualmente è paragonabile ad un'entità "vibrante" lungo tutta la sua superficie, quindi estranea al problema delle compressioni e depressioni che si elidono a vicenda.
Inoltre, a parte le piccolissime quanto inevitabili capacità ed induttanze intrinseche, esso rappresenta un carico ideale per l'amplificatore in quanto questo "vede" la sua tanto desiderata resistenza dotata di trascurabile variabilità entro il valore dichiarato. Vedremo che è sufficiente questo importante fattore ad ottenere come risultato una straordinaria linearità nell'intera gamma acustica.
• MA COME SUONANO LE MAGGIES?
Soavi, dolcissime.La gamma media è la più bella che io abbia mai sentito.
Gli alti vengono riprodotti in modo straordinariamente coerente. Sono lucidi, cristallini, mai troppo invadenti, davvero pensi che dietro quella tela si nasconda una mano che spazzola sul rullante.
Il rullante, già, uno strumento ricchissimo di tonalità il cui suono copre abbondantemente le ottave udibili.
Il tocco iniziale della membrana percossa, il medio della sua membrana che continua a vibrare, l'alto delle molle con le loro frequenze armoniche.
Proprio grazie alla sua ricchezza di tono esso è uno strumento facile da riprodurre, esso risulta quasi sempre gradevolissimo in un qualsiasi impianto di riproduzione che si rispetti….. ma non con le Maggies!
Loro te lo danno TUTTO, è indescrivibile come le Maggies possano riprodurre il rullante, e già questo la dice lunga sulla coerenza timbrica di questi diffusori.
La gamma bassa, nonostante le dimensioni fisiche del pannello, è straordinariamente presente al punto che ho visto amici chinarsi nella mia stanza d'ascolto alla ricerca di un fantomatico subwoofer.
Ma come? Ma se tutti dicono che i diffusori isodinamici non hanno bassi!
I bassi ci sono, eccome se ci sono.
Magari non riescono a scendere a 20 Hz, magari non ti danno un calcio allo stomaco, ma sono i bassi più naturali che un diffusore possa riprodurre.
Un contrabbasso riesce a farsi sentire nel completo dettaglio, una sua corda sarà sempre diversa da un'altra… del resto guai se così non fosse! In sostanza non più quasi un'unica nota come nei bass-reflex, chi ascolterà per la prima volta un isodinamico come le Maggies passerà dal primo attimo d'incredulità al successivo piacere nello scoprire dettagli mai prima ascoltati!
• I PRO E I CONTRO DI UN DIFFUSORE ISODINAMICO
Beh, sui pro non credo ci sia molto da aggiungere, bene o male tutti abbiamo capito che una coppia di isodinamici rappresenterebbe l'unico vero anello definitivo nella nostra catena audio.
E i contro?
A parte tutti quelli relativi alle dicerie che si leggono in giro, l'unico vero contro, se così si può chiamare, è rappresentato da quello che in definitiva è il desiderio principale di un audiofilo: la necessità di disporre di un VERO amplificatore!
Sì, le Maggies hanno davvero bisogno di essere pilotate da un amplificatore veramente degno di tale nome.
Data la loro bassa impedenza, variabile da 2 a 4 ohm, e data la loro sensibilità non certo eccessiva, le Maggies richiedono all'amplificatore l'erogazione di forti correnti.
Badate, ho scritto "forti correnti" e non "grosse potenze" poiché mentre la grossa potenza è logicamente indispensabile a causa della bassa sensibilità dei diffusori, pena una insoddisfacente e poco dinamica resa in termini di pressione sonora, la forte corrente è necessaria ad evitare la distruzione dello stesso amplificatore o, nei casi più sfortunati, addirittura dei diffusori!
A non rendere l'opinione eccessivamente lunga e noiosa non credo sia il caso di soffermarsi sulle relative questioni tecniche del caso, è sufficiente sapere che è tassativo l'impiego di un BUON amplificatore!
Quindi un amplificatore dichiarato per erogare almeno 150 watts su 4 ohm e caratterizzato da un'elevata corrente d'uscita andrà benissimo, basti pensare ai vari Accuphase, Electrocompaniet, Mark Levinson e a qualche modello top di marche più conosciute, anche se meno blasonate.
In definitiva quindi un contro che si trasforma in autentico pro ad evitare che le nostre raffinatissime Maggies si ritrovino ad essere pilotate da un misero, borghesuccio amplificatore.
Psst, psst, avvicinate l'orecchio….. ho un piccolo consiglio da darvi.
Volete evitare di dissanguarvi per l'acquisto del nuovo amplificatore e magari riuscire a trovare qualcosa di molto valido spendendo quattro volte meno? Provate ad ascoltare qualcosa tra queste marche: Fase Audio, Advance Acoustic, Korsun (o Dussun). Quest'ultimo, a parer mio, rappresenta il miglior amplificatore che si potrebbe trovare a poco più di 1000 euro, un apparecchio di un dettaglio e di una raffinatezza davvero impressionanti. Provate ad ascoltarlo!
Ad evitare la bruciatura del sottilissimo filo della sezione medio-alta, bruciatura causata dall'erogazione di corrente continua dovuta al clipping di un amplificatore "sotto sforzo" e quindi non all'altezza, sul retro delle Maggies è presente un portafusibile equipaggiato da un fusibile rapido da 4 ampere, che in alcuni modelli viene sostituito da parte dell'importatore italiano in uno da 3 ampere per maggior sicurezza.
Il consiglio che posso dare a chi acquista le sue prime Maggies e non si sentisse molto sicuro dell'effettiva qualità del suo amplificatore, magari aspettando di acquistarne uno più performante, è quello di sostituire i fusibili in dotazione con altri da 2 o addirittura 1,5 ampere e di tipo rapido, limitandosi nel contempo nel ruotare in senso orario la manopola del volume.
• MA PERCHE' QUEL TITOLO (in alto, scritto in viola)?
In questo paragrafo analizzeremo tutti i contro che si leggono in giro e, cercando di dar loro una risposta concreta, automaticamente avremo dato anche una risposta al titolo di questo paragrafo e implicitamente al titolo dell'opinione.
In giro si dice che:
- le Maggies non hanno bassi
R. Falso. Abbiamo già detto che i bassi ci sono. Il problema è che essi sono bassi reali, quindi distanti anni luce dal tipo di basso a cui è stato educato acusticamente chi mette in giro ciò. Una cosa è certa, non è il basso amato dal giovane automobilista la cui auto va a colpi di "bum-bum" anziché a benzina! Un interessante paradosso riguarda gran parte degli audiofili che da un lato affermano che gli isodinamici non hanno bassi e dall'altro invece hanno in casa in bella mostra mini diffusori dotati di wooferini di appena 10 cm di diametro. A parte che in genere questi mini diffusori sono stati pagati anche 5-6 volte più delle Maggies, provate ad immaginare che tipo di bassi si possono tirare fuori da queste scatolette che, magari accordate intorno ad una frequenza di 80-90 Hz, traggono in inganno il sedicente audiofilo facendogli credere che "quello" è un vero basso anziché un piccolo rimbombo che dà l'impressione di "scendere in basso" grazie alle sue armoniche che nulla hanno a che fare con le frequenze reali da riprodurre.
- le Maggies sono buone solo per la musica classica e il jazz
R. Tale affermazione non fa altro che confermare appieno le mie teorie sull'educazione all'ascolto. Perché mai un diffusore dovrebbe essere buono per alcuni generi e pessimo per altri? Forse nella classica o nel jazz non vengono contemplate tutte le frequenze udibili? O forse perché davvero le Maggies non riescono a riprodurre quanto viene fuori dalle mega-casse dei mega-concerti, davvero limitandosi a riprodurre correttamente lo strumento origine del suono? In fondo, pensiamoci bene… nei concerti di classica e jazz è difficile ascoltare mega-amplificazioni, ma solo REALTA'.
- le Maggies sono di difficile posizionamento
R. Falso. A patto di non "appenderle" al muro possono tranquillamente "vivere" nella vostra stanza d'ascolto. Mi piacerebbe conoscere chi ha messo in giro questa diceria, magari chissà quanti fra questi saranno dei "felici" possessori di costosissime "casse" bass-reflex con il condotto otturato da gommapiuma, o stracci, o fasci di cannucce da bibita (!) tentando di attenuare i fastidiosissimi rimbombi che saturano la loro stanza…
- le Maggies costano troppo poco.
R. Verissimo! Questo "contro" è mio ma chissà per quanti altri potrebbe rappresentare fonte di grande dispiacere il sapere che con poco più di 1000 euro avrebbero potuto ascoltare la Musica come non l'avevano mai ascoltata, nemmeno con i loro "cassoni" e cassonetti" da 10.000 euro!
Ma…. per caso… non saranno tutti invidiosi di Maggie?
CARATTERISTICHE TECNICHE:
Tipologia: 2 vie "Quasi Ribbon"/Planar-Magnetic
Risposta in frequenza: da 50Hz a 26kHz +/-3dB
Sensibilità: 86dB a 2,83 Volts e 500Hz ad 1 metro
Impedenza tipica: 4Ohms
Potenza consigliata: da 40 a 150 Watts
Dimensioni: altezza 122cm, larghezza 37cm, spessore (senza cornice) 1,7 cm
Possibilità di attenuazione tweeter tramite due coppie resistenze di diverso valore in dotazione (da inserire in morsettiera posteriore)
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